Cosa penso di Wikipedia

In questo periodo sto provando a ridare visibilità al testo di mio padre, l’unico ma sostanzioso libro che nella sua troppo breve vita abbia pubblicato. Questo pensando alla crisi delle medicina odierna, che non è certamente solo la lunghezza delle liste d’attesa per gli esami, ma piuttosto la scarsità di medici e l’impoverimento delle loro vocazioni, forse del loro ruolo nella società.
Con l’intento di far conoscere la sua opera soprattutto alla classe medica, ma anche a noi che prima e dopo siamo stati e saremo pazienti, mi è venuto in mente di pubblicare una pagina su Wikipedia.
Moltissimi di noi usano Wikipedia e siti derivati in modo inconscio, perchè Google la utilizza in modo prevalente per le sue indicizzazioni.
(In proposito, consiglio a tutti il testo di Eli Pariser “The Filter Bubble” (2012) – fondamentale per capire il nostro rapporto con l’automazione oggi).
Apro dunque un mio account Wikipedia piuttosto semplice da ottenere, senza particolari ostacoli o verifiche. Uso il mio nome e cognome, tutti i dati reali, e non un “nickname”.

Pubblico poi la pagina che potete leggere qui (sarebbe stata su https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Salvestroni – dove resta la traccia della cancellazione).

Poco dopo ricevo alcuni avvisi automatici che mi chiedono di precisare ad esempio che non sto pubblicando su commissione – se ricordo bene – che non ci sono “conflitti di interesse”.
Già qui si inizia a dover usare uno strano linguaggio di link, tag, keywords…. molto particolare e lontano dall’informatica standard, dove già la lingua degli ipertesti è abbastanza complicata – ma di base universale.
Si capisce di essere in un mondo a parte, per “iniziati”.
Arricchite dunque le informazioni come richiesto, inizia una sequenza di richieste di aggiunte, modifiche,..
Sinché mi scrive un certo “Kirk39” (https://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Kirk39), che :

  • è anonimo !
  • dal suo profilo sembra essere esperto di astronomia !
  • ma anche molto stimato e riconosciuto con “ONORIFICENZE” per la sua opera di “vile censore” (sic).

Critica non la veridicità delle informazioni che ho scritto, con tutti i riferimenti verificabili – di nuovo su Internet in buona parte – ma la “enciclopedicità” (neologismo inventato dai wikipedisti italiani, non cercatelo su dizionari), cioè in sostanza “rilevanza”. In sintesi, poiché mio padre ha pubblicato SOLO UN LIBRO – sebbene questo abbia venduto circa 4-5 mila copie da quanto ricordo e in due edizioni – non è considerato un autore !!!
Wikipedia fa partire una strana procedura in cui sembra ci debba essere una votazione… a seguito di un dibattito ..
Ma tra chi ? Tra censori incompetenti ? Tra utenti qualsiasi ? Non c’è stato ovviamente nessun dibattito, né voto né tribunale, né tentativo di comprendere dove incasellare delle informazioni relative alla storia, alla medicina, alla sociologia – e ad un mix di queste tre discipline. Al termine, come immaginavo – e nulla potendo né avendo il tempo per fare se non qualche sommessa protesta – la pagina viene cancellata.
Wiki dice che è stata “una procedura semplificata (ma quella complessa com’era ?)

Io ho solo scopi etici, in questo caso. Se ne avessi economici, potrei magari pubblicare altri due libri o più libri da me pagati e così diventare un “autore” enciclopedicizzabile.
Suppongo anche che possano esistere degli esperti che aiutino a pubblicare chi avesse degli interessi economici, e magari portafoglio e astuzia.
Peraltro, perchè un interesse economico dovrebbe essere “non scientifico” ? O peggio immorale ?
Chi giudica i giudici ?
Questa idea di “libertà” : “…un’enciclopedia libera, ovvero liberamente accessibile, a contenuto libero, aperto e universale in termini di ampiezza di argomenti trattati” è chiaramente utopica, e vagamente orwelliana. Siamo tutti liberi ma qualcuno è più libero degli altri….

“Honi soit qui mal y pense” … A suo tempo vidi delle inchieste che cercavano di capire i bilanci della “fondazione” Wiki, mettendo in dubbio che il denaro non fosse in gioco.
Forse non lo è per molti dei collaboratori, ma comunque la richiesta anche se periodica di un “contributo volontario” alla fondazione è chiaramente contradditoria e sospetta.
E certamente la potenza di fuoco dei server e dell’energia a loro necessaria non può essere gratuita. Analisi di bilanci difficili, e non certo alla portata del cittadino fruitore.

In generale, se una istituzione è libera, deve avere delle alternative, come per i motori di ricerca.
Quindi io non darò MAI più a questa tristezza Wikiana alcun contributo, né monetario né scrivendo di quanto mi occupo.
Evviva Treccani, la Britannica, Garzanti, … e tutti quelli che fanno un chiaro lavoro di approfondimento di materie dove reclutano degli esperti, onorevolmente e trasparentemente pagati per il proprio lavoro entro i confini della propria conoscenza.
E guai ad affidarsi ad un monopolio, specialmente della conoscenza perchè il sapere è potere.

La pagina non-Wiki di Francesco Salvestroni

(perchè non Wiki ….vedi qui )

Francesco Salvestroni (Pisa, 16 gennaio 1921 – Legnano, 4 novembre 1972) è stato un medico scrittore italiano.

Ha studiato al Collegio Medico della Scuola Normale di Pisa, e si è laureato all’Università di Milano nel 1945. Specialista in endocrinologia, cardiologia e medicina interna, per anni ha tenuto l’ambulatorio mutualistico nel quartiere di San Siro a Milano, ed è stato assistente volontario all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, primario il prof. Enrico Poli. [1]

Ambulatorio via Altamura 23 Milano - anno 1960 circa
Ambulatorio via Altamura 23 Milano – anno 1960 circa

Nel 1968 pubblica Il Medico della Persona, diario interiore di un medico anche umanista, e saggio divulgativo sul modo e sui problemi della medicina di famiglia o generalista.
Lo stimolo alla pubblicazione venne dai colleghi medici, ma anche tra l’altro da Geno Pampaloni, critico letterario allora direttore editoriale di Vallecchi e De Agostini.[2]
Del saggio esistono due edizioni, entrambe pubblicate da Vallecchi, la prima nel 1968, la seconda postuma nel 1973 nei Tascabili Vallecchi.

Il libro cartaceo è nel catalogo di molti commercianti di libri italiani (IBS, Amazon, eBay, Feltrinelli, Abebooks, ecc.).[3]

Dopo la prima pubblicazione, l’autore partecipa a molti convegni sui temi della medicina sociale, e sul tema è collaboratore fisso del “Corriere del Medico”.
Il testo è ancora segnalato per gli aspetti tecnico professionali come introduzione alla pratica nei corsi di formazione specialistica in Medicina Generale italiani.

Muore a Legnano il 4 novembre 1972, vittima di un incidente stradale.
Nell’agosto del 2024, l’associazione culturale Una Montagna di Libri ne ha offerto una rievocazione con ampia partecipazione di pubblico

Una storia sul Medico della persona.

Il 13 agosto 2024 a Cortina, nell’ambito della manifestazione “Una montagna di libri” estiva, è stata tenuta una lettura rievocativa del libro di Francesco Salvestroni.

Il medico della persona
curare, conoscere, capire

Testi di Francesco Chiamulera, letture di Annina Pedrini, musiche di Paolo Corsini.

Questo il link alla pagina di annuncio dell’evento.

Elementare considerazione sulla guerra – 26 feb 2022

Considerazione estremamente semplice, di un pacifista (che ha avuto la fortuna sin qui di poterlo essere).

Poichè sempre babbo parla in me, lui ebbe a dire : “Se tu vai dal chirurgo, quello vorrà sempre operare”. Tagliare, all’epoca quella era l’azione, a volte risolutiva.
Questa intuizione mi è venuta in mente al primo colpo di cannone di una guerra più vicina di molte che ci hanno sfiorato in questi anni.

La causa prima della guerra sono le armi : se tu chiedi al militare, quello vorrà sempre sparare. Fin troppo semplice.
Ma in aggiunta, chi fabbrica armi dovrà sempre produrne, magari anche cercare armi nuove – quelle fisiche banali che ancora si usano incredibilmente, cannoni e fucili, perchè conservano l’effetto deterrente che conquista senza danneggiare troppo la terra da conquistare. Il nucleare rade al suolo e distrugge anche la preda. La chimica può avvelenare anche chi la usa. Lo spionaggio, la cibernetica sono più efficaci senza letalità, ma non hanno effetto deterrente, quello che i Romani sapevano così ben sfruttare.

Supponiamo che dichiarino una guerra e….

E nessuno ci vada, era un titolo cinematografico del 1970, un film leggero rispetto alle tensioni di qugli anni.
“E nessuno se ne accorga!” – pensavo invece io qualche tempo fa, all’inizio di questo 2022 che, ben prima dela questione Ucraina, ci vedeva soggetti ad un doppio assalto economico.

  • quello energetico dovuto ai piani russi (da vent’anni, forse più, pensavo che avremmo dovuto renderci quasi del tutto indipendenti da qualsiasi altra nazione o rischio, e si poteva e si può fare)
  • quello delle materie prime – ma anche dei molti semilavorati – dovuto ai cambi di strategia industriale cinesi, senza per forza voler supporre piani di maggior aggressività.

Come reagirà l’Europa ? Qual’è il tesoro pacifico che riuscirà a conservare ?

Considerazioni semplici sull’energia, sui prezzi e sulle prospettive (23 nov 2021)

Nei correnti anni venti del terzo millennio vediamo vari ritorni al passato, non solo con i governissimi che purtroppo affliggono (anche) gli italiani, ma anche con una riesumazione della produzione nucleare dell’energia a scopi industriali e civili.

Il tema ha riempito le cronache ai tempi dei referendum, dieci anni fa. Mettemmo la parola fine al nostro programma nucleare, che adesso si vorrebbe riattivare con la scusa di nuove tecnologie, le quali sono inesistenti (come la fusione fredda) o irrilevanti, come l’uranio “povero” raffreddato a sodio liquido.

Il dibattito specialistico sarebbe lungo, e non esente da pregiudizi che anche gli scienziati a volte non riescono ad evitare. Voglio qui fare delle sintetiche considerazioni, semplificando dove potrò.

Anzitutto, la spinta verso un sistema di vita migliore che chiamiamo “ecologia” prevede di occuparsi di molti fattori inquinanti, che non sono solo legati all’energia ma a come utilizziamo le risorse naturali.

I recenti summit puntano soprattutto sulla riduzione della tendenza al surriscaldamento, che è solo uno dei segnali, evidente perché riguarda tutto il pianeta. Tuttavia il problema non è solo la CO2, ma lo sono le polveri sottili, le plastiche nei mari, i residui metallici di lavorazioni rispetto alle quali le scorie nucleari pesano in fondo poco (sebbene siano praticamente ineliminabili).

Il politico, mediamente competente solo di comunicazione, o i presunti esperti che ci ritroviamo nei ministeri chiave, considerano che la produzione di energia sia il fattore determinante dei costi. Così viviamo la stagione in cui Cingolani, avendo in mano i media e un tendenza neonuclearistica di cui ignoro i motivi, allarma l’opinione pubblica con aumenti straordinari legati ai costi crescenti del gas naturale, specie di quello proveniente dalla Russia.

Il metano, come il petrolio, ha degli andamenti stagionali, legati tra l’altro alla maggior richiesta invernale.

E’ facile vedere che (https://it.investing.com/commodities/natural-gas) l’andamento attuale non ha nulla di straordinario, cresce ma è ancora ben al di sotto dei prezzi raggiunti negli anni dal 2003 al 2009.

L’altro fattore, quello del rincaro dei permessi di emissione di CO2 a livello europeo, è parte della strategia energetica “a favore della transizione green”. Appare come un chiaro controsenso, perché sembra dirci che l’energia verde (sole, vento, acqua e fonti analoghe – non altro) costa di più, mentre è ovvio che la transizione comporti un costo di investimento, ma che questo costo ammortizzato negli anni faccia sì che il costo al kWh sia invece ben più basso di tutte le fonti fossili.

La dimostrazione economica sarebbe lunga, ma mi pare doveroso qui un cenno sui costi del nucleare “di quarta generazione”. Quello attualmente possibile (centrali da circa 500 MW) prevede un investimento impiantistico (trascuriamo qui gli ingenti costi della ricerca, che invece va sempre supportata se ben diretta) di circa venti volte superiore al fotovoltaico, con durate degli impianti forse comparabili, ma con alti costi di manutenzione, e rischi di catastrofi naturali o per mano umana (errori, terrorismo e sabotaggi) ancora insopportabili. 

Un altro svantaggio ignorato da media e politica è quello della flessibilità.

Una combinazione sole-vento-acqua produce sempre nel tempo, gli eccessi comportano facili fermi – il fotovoltaico modula la corrente, l’eolico ferma delle turbine o stringe le pale, l’idroelettrico ha in se’ l’accumulo di energia potenziale chiudendo i flussi.

Una turbina a gas si accende e spegne in minuti o ore, secondo la dimensione.
Un impianto nucleare richiede una settimana. Gli ultimi due per modulare hanno bisogno di inquinare col calore i nostri fiumi e mari.

Infine consideriamo che i prezzi dell’energia elettrica, la forma più nobile e facilmente utilizzabile (ad alta entalpia), variano molto nel mondo. Una buona panoramica ce la offre il sito https://www.globalpetrolprices.com/electricity_prices/, che considera il costo finale all’utente (cittadino o azienda).

Pensiamo ora alla nostra comune bolletta elettrica la quale, sebbene soggetta a una normalizzazione che non l’ha resa del tutto comprensibile ai più, ci dirà in sostanza che il costo del kWh medio italiano va oggi verso i 25 centesimi, ma che la “componente energia” pesa in media per non più di un terzo.

Certo, il PUN (prezzo unico nazionale) oscilla molto nell’arco dei mesi, come ben documenta ad esempio il sito A2A (https://www.a2aenergia.eu/area_clienti/tariffe/clienti_non_domestici/energia_elettrica/PUN.html), e negli ultimi anni la media annuale è sempre stata sui 7-8 centesimi (parliamo di media annuale, sebbene i valori istantanei siano molto volatili).

Quindi la parte preponderante del costo all’utente finale è costituita da due elementi fondamentali:

  • tasse e imposte, incluse quelle che ci dicono essere dedicate alle rinnovabili (“chi non ha un fotovoltaico paga quello del vicino”). Queste sono dunque soggette a discussione e a scelte burocratiche
  • il trasporto (e la gestione e manutenzione degli impianti elettrici)

Dunque semplificando : perché concentrare gli investimenti su centrali (che sono poi private e in mano a terzi grandi controllori) per avere abbassare il PUN che è solo un terzo del problema ? Gi impianti locali sono più flessibili, meno pericolosi, e abbattono i costi di trasporto fino ad azzerarli quando mettiamo sul tetto un pannello o una pala eolica, o una turbina di superficie nel ruscello a fianco.

L’autarchia è la scelta intelligente, e ancor più lo sarebbero le comunità energetiche (raggruppamenti locali di case o aziende che scambiano tra loro), un elemento che però nel nostro paese tarda ad emergere, per colpa della solita miope burocrazia nazionale che da anni la avvolge di clausole fumose e norme provvisorie, continuamente variate e inconcludenti.

Guido Salvestroni, 23 nov 21

Ma cos’è un “post” ?

L’etimo è traditore, ma deriva da “to post”, inviare. A noi darebbe un’idea di posteriorità, che non c’entra nulla. O forse… che si debba lasciare qualcosa ai posteri ?

Dunuqe è un messaggio pubblico, inviato a tutti o ai membri di un gruppo..
O a nessuno in particolare.

E quindi ? Perchè “postare” a casaccio, aumentando la confusione, il rumore che rende tutto indistinto oggi ?
Mi adopererò per una sana tassonomia, anche se tutto è sempre sperimentale.

I commenti ?
In teoria, ogni opinione andrebbe confrontata con quelle altrui. Qui però io “scrivo per me stesso”, come si dovrebbe sempre fare per mantenere le riflessioni esenti da obiettivi, dal voler dimostrare tesi. Diciamo che io qui riordino delle testimonianze, non credo avranno alcun seguito ma forse qualche dialogo lo potranno suscitare.