Sotto il portico dell’ex convento di San Francesco a Bassano del Grappa, oggi trasformato in una sede museale, ho notato già anni fa questo misterioso e poetico epitaffio. Resta una nuda poesia ad onorare un uomo di cui non si trova nulla in Internet…. Davvero strano, ma singolare questo vuoto, e l’ancor più inspiegabile assenza di notizie su chi lo compose. Ma bello immaginare tutto intorno, collocare l’episodio e i personaggi nel ‘700 – a giudicare dalla lingua ed anche dalla fattura della lapide. Peraltro, il cognome Ravignano è anche un toponimo usato (ad es. a fine ‘500) in luogo di Ravennate…. Sotto la foto e la trasposizione del testo.
DI GIULIO RAVIGNANO E’ QUI SOTTERRA IL CADUCO, MORTAL, CORPOREO VELO. IL NOME E L’ALMA UN SASSO VIL NON SERRA L’UNO VIVE NEL MONDO, E L’ALTRA IN CIELO. RICORDA A VOI CH’AFFATICATE IN TERRA, CANGIAR I VEZZI PRIA CH’IMBIANCHI IL PELO CH’OGNI GIOIA QUA GIU’ CHE’L COR V’INGOMBRA E’ SOGNO, FUMO, NEBBIA, POLVE ET OMBRA.
Non è in fondo passato molto tempo, poco meno di 4 secoli, da quando (1633) Galileo fu costretto ad abiurare, rinnegando la teoria eliocentrica Copernicana. La Chiesa ha atteso 359 anni (1992) per riconoscere il poprio errore, e riabilitare Galileo – pur non potendo altrimenti riparare all’ingiustizia.
Mi viene in mente questo esempio – ma potremmo trovare nella storia migliaia di altri confronti, e di altre ingiustizie compiute dalla politica contro la scienza e contro le verità, spesso conclamate, che gli studi fanno emergere. Un altro esempio di questo ricorrente massacro è stato l’uso della medicina nei confronti del virus pandemico, laddove i politici della situazione sono arrivati ad imporre assurde reclusioni (la mascherina all’aperto, il raggio dei 400 metri da casa per passeggiare) usando la scienza come scusa. Quello è stato un caso più complesso, in realtà, che richiamerebbe l’uso della scienza in politica, come fu per gli untori della peste manzoniana.
In questi casi mi chiedo sempre “cui prodest”. La Chiesa del 1600, e i politici del 2019, dovevano affermare il proprio potere, la propria superiorità sulla scienza, da piegare al loro volere, o utilizzare per loro scopi.
Nel caso che segue mi do’ invece un’altra risposta, che ritroviamo tante volte nella storia : la pur sana alternanza al potere, se male interpretata, fa sì che il nuovo governo consideri qualsiasi cosa fatta dall’altra parte come errata. E qui si pensa che la vittoria del referendum del 1987 che bandì in sostanza il nucleare in Italia, considerata vittoria di sinistra, possa essere disattesa (o trovato il sotterfugio per aggirarla) – e sia sbagliata perchè ispirata dall’emozione legata ai 4mila morti e 120mila sfollati di Chernobyl. Tuttavia, ancora non erano morti i 30mila di Fukushima del 2011 (sfollati sempre molti di più), ma nel 1987 al referendum partecipò il 65% degli elettori (altro che gli astenuti di oggi), e la scelta fu fatta dall’80% di costoro. Dunque votarono così anche molti elettori di destra, con alta probabilità matematica (e fino a questo punto ci può arrivare anche un umanista puro…. 80% del 65% = 52% degli elettori, chiaro ?).
L’intervista.
Il 30 dic 2024 tutta la stampa riporta quanto ha detto il ministro Adolfo Urso (laurea in sociologia, giornalista, carriera politica pura), non sappiamo sulla base di quali dati scientifici : L’italia tornerà al nucleare.
E’ interessante però notare che anche il movimento Azione di Carlo Calenda è in sintonia con questa ipotesi, magari in toni meno perentori (non essendo oggi al potere).
Una sintesi del nucleare 2024
In questo programma RAI “Pianeta Energia”: il nucleare – 17/12/2024” il prof. Nicola Armaroli (Dirigente di ricerca del CNR, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze e Direttore della rivista Sapere) spiega in 10 minuti con estrema chiarezza qual’è l’illusione del nucleare “piccolo” modulare a fissione (la fusione resta una chiacchierata ipotesi):
I costi aumenterebbero, anche perchè le normative di sicurezza sono sempre più stringenti
Il combustibile è sempre plutonio che va poi smaltito.
Chi se lo procura diventa nazione nucleare con i relativi impatti politici per l’uso bellico.
I rischi di incidente seppure contenuti rispetto a 50 anni fa non sono nulli
Non c’è nessuna filiera industriale in grado di fornire tecnologia replicabile.. la quale non c’è, comunque.
Ci sono solo 2 realizzazioni sperimentali, una in Russia e una in Cina.
Il nucleare nel mondo forniva 30 anni fa il 18% dell’energia, oggi il 9%. E’ il mondo che non si fida più, anche perchè le alternative pulite e sicure (SOLE VENTO ACQUA) ci sono.
Nel programma l’intervistatrice sembra partire da posizioni di fiducia in un possibile ritorno al nucleare. Armaroli è molto chiaro e sintetico, correttissimo nel lasciare aperta la porta alla ricerca, ma senza far sì che ci si creino delle false illusioni.
Mie conclusioni
Credo sia tutto palese, non c’è molto da aggiungere. Citerei questi proverbi :
Mio padre Francesco “Nino” Salvestroni ha scritto nel 1968 un libro intitolato “Il medico della persona” – saggio e diario del suo lavoro. Stimolato da mia sorella Rita e da mio nipote Francesco, che in agosto 2024 ha lo ha rievocato in una bella presentazione pubblica all’interno della manifestazione “La montagna di libri”, ho pensato che aveva senso renderlo leggibile con i mezzi moderni, per molti motivi didattici, storiografici e letterari – non certo per interesse economico.
La versione restaurata è adesso disponibile su Amazon in formato Kindle, o su carta con copertina flessibile o rigida :
Ne ho anche le versioni PDF (con indice) e EPUB, che posso fornire a richiesta (mia email : gsalvest@gmail.com).
Guido Salvestroni, Natale 2024
La mia nota introduttiva alla terza edizione 2024 Ho voluto restaurare questa unica opera pubblicata da mio padre Francesco nel 1968 (e ripubblicata postuma nel 1973) per molti validi motivi. Principalmente per recuperare la memoria di un esempio di medico umanista di un genere che ci sembrava raro e quasi estinto già molti anni fa. Perchè sia di sprone per le nuove generazioni di sanitari, di conforto per i malati, e soprattutto d’ispirazione per chi si occupi della sanità nel nostro paese in ruoli e posizioni in grado di intervenire per riportarla a livello di eccellenza e di equilibrio. Dalla rilettura che ne ho fatta mi sono scaturite mille riflessioni sui temi sociali e psicologici, sul linguaggio, ed anche su qualche passaggio tecnico.
La mia idea oggi, a fine 2024, è quella che la medicina sia enormemente evoluta in questi ultimi 50 anni, proprio nella direzione tecnologica che qui velatamente mio padre un po’ temeva, perchè suggeriva – con tutta la sua vita di studio e lavoro – di tenere al centro l’essere umano. Infatti le malattie sono cambiate, nel peso di alcune rispetto ad altre oltrechè nella scoperta di nuove affezioni. Del pari gli strumenti diagnostici e terapeutici hanno fatto passi da gigante, e nel mondo che viviamo la speranza di vita è aumentata e la sua qualità migliorata. Nel frattempo la nostra psiche ha forse addirittura esteso la propria importanza e influenza sul fisico. Da essa passa tutto, le sensazioni dolorose, la capacità di reagire, il mutuo soccorso, l’idea che ci facciamo di noi e del senso del nostro vivere.
Questa visione si ritrova in molti altri, in autori antichi e moderni, in medici che ne hanno scritto anch’essi partendo dalle loro osservazioni sul campo, che hanno corroborato la spinta a scrivere di babbo, che pure si mosse dal semplice diario quotidiano, scritto di getto in modo non elaborato, una sorta di dialogo con se’ stesso, a tratti un collage di quelli che furono i suoi interventi in congressi, seminari, articoli sul “Corriere del Medico”. La tecnologia, la diagnostica per immagini, l’informatica, la biochimica, la farmaceutica hanno molto innovato, ma non stravolto la necessità di attenzione al quadro umano dei pazienti : anzi, la maggior certezza nelle proprie armi e conoscenze dovrebbero lasciare più spazio al medico che senta la responsabilità “in scienza e coscienza” non costretta dai protocolli. Sono cambiate però anche le strutture, gli ospedali e le cliniche, i cronicari (oggi RSA), la formazione, e sempre più scottano la distanza tra pubblico e privato, i costi, le implicazioni assicurative e burocratiche.
Come in tutta la letteratura, si può leggere questo testo usando i vari “diritti del lettore” promossi da Daniel Pennac nel suo famoso libello. Un odierno medico – specie se generalista – potrebbe leggerlo per comprendere meglio la storia di quella che oggi è divenuta una scuola di specializzazione: Historia magistra vitae. Chi invece fosse solo in parte interessato alla sanità, con maggiori o minori nozioni di partenza, potrà usare il “diritto di spizzicare”, leggendo solo alcune porzioni che riguardano il proprio obiettivo – l’infanzia, la ginecologia, le malattie infettive, gli anziani, e così via, magari saltando alcuni passaggi tecnici che potrebbero risultare ostici o obsoleti. Qualcuno infine potrà apprezzare gli elementi letterari, a cavallo tra storia della medicina, poesia e filosofia.
Chiudo segnalando che mantengo un blog personale “blog.salvestroni.eu”, dove ho sistemato dei frammenti di “Diario personale” di mio padre, e un mio testo che ho intitolato “La persona del medico”, dove mantengo (e talvolta modifico o amplio) i miei ricordi e riflessioni sulla sua vita e sul mondo che lo circondava e ho, per una breve e felice parte, con lui condiviso.
Ho ereditato, tra le molte cose che babbo mi ha lasciato inconsapevolmente, il senso di quello che chiamiamo sinteticamente politica, e che ha in realtà molte incarnazioni – non solo la “polis” e la sua amministrazione, ma la visione della vita, del nostro rapporto con il mondo e con gli altri, dei valori.
Rileggo questa bellissima frase : ” ….ogni medico è abituato ad elaborare partendo dal basso, dalla realtà dell’uomo che soffre e che grida aiuto, piuttosto che dall’alto, come fanno coloro che sono portati ad aderire dapprima ad una particolare dottrina o filosofia o visione del mondo, e poi a sistemare (spesso a forzare) la realtà nello schema che si sono costruiti.”
Fa eco ad un’altro insegnamento semplice di babbo : “La politica è una cosa sporca in se’, impossibile occuparsene senza farsi corrompere, contagiare”.
Già quand’ero ragazzino ero interessato a quanto accadeva intorno a noi. Mi sentivo europeista, quando l’Europa era solo un accenno di cooperazione economica. E mi sentivo turbato dai rigurgiti della guerra civile, da accenni di rivoluzione ed episodi di violenza e terrorismo. Non sto a ripercorrere tutto quello che ne seguì. Solo un impegno di dieci anni fa (diciamo dal 2010 al 2015) rivolto ad un ideale di rifacimento della società che poi ho abbandonato per carenza di forze, e forse anche di preparazione. Resto oggi stabile nella indipendenza del mio pensiero dai condizionamenti, dai prefabbricati culturali (ed anche da quelli edili, ma quella è un’altra storia).
In questo periodo sto provando a ridare visibilità al testo di mio padre, l’unico ma sostanzioso libro che nella sua troppo breve vita abbia pubblicato. Questo pensando alla crisi delle medicina odierna, che non è certamente solo la lunghezza delle liste d’attesa per gli esami, ma piuttosto la scarsità di medici e l’impoverimento delle loro vocazioni, forse del loro ruolo nella società. Con l’intento di far conoscere la sua opera soprattutto alla classe medica, ma anche a noi che prima e dopo siamo stati e saremo pazienti, mi è venuto in mente di pubblicare una pagina su Wikipedia. Moltissimi di noi usano Wikipedia e siti derivati in modo inconscio, perchè Google la utilizza in modo prevalente per le sue indicizzazioni. (In proposito, consiglio a tutti il testo di Eli Pariser “The Filter Bubble” (2012) – fondamentale per capire il nostro rapporto con l’automazione oggi). Apro dunque un mio account Wikipedia piuttosto semplice da ottenere, senza particolari ostacoli o verifiche. Uso il mio nome e cognome, tutti i dati reali, e non un “nickname”.
Poco dopo ricevo alcuni avvisi automatici che mi chiedono di precisare ad esempio che non sto pubblicando su commissione – se ricordo bene – che non ci sono “conflitti di interesse”. Già qui si inizia a dover usare uno strano linguaggio di link, tag, keywords…. molto particolare e lontano dall’informatica standard, dove già la lingua degli ipertesti è abbastanza complicata – ma di base universale. Si capisce di essere in un mondo a parte, per “iniziati”. Arricchite dunque le informazioni come richiesto, inizia una sequenza di richieste di aggiunte, modifiche,.. Sinché mi scrive un certo “Kirk39” (https://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Kirk39), che :
è anonimo !
dal suo profilo sembra essere esperto di astronomia !
ma anche molto stimato e riconosciuto con “ONORIFICENZE” per la sua opera di “vile censore” (sic).
Critica non la veridicità delle informazioni che ho scritto, con tutti i riferimenti verificabili – di nuovo su Internet in buona parte – ma la “enciclopedicità” (neologismo inventato dai wikipedisti italiani, non cercatelo su dizionari), cioè in sostanza “rilevanza”. In sintesi, poiché mio padre ha pubblicato SOLO UN LIBRO – sebbene questo abbia venduto circa 4-5 mila copie da quanto ricordo e in due edizioni – non è considerato un autore !!! Wikipedia fa partire una strana procedura in cui sembra ci debba essere una votazione… a seguito di un dibattito .. Ma tra chi ? Tra censori incompetenti ? Tra utenti qualsiasi ? Non c’è stato ovviamente nessun dibattito, né voto né tribunale, né tentativo di comprendere dove incasellare delle informazioni relative alla storia, alla medicina, alla sociologia – e ad un mix di queste tre discipline. Al termine, come immaginavo – e nulla potendo né avendo il tempo per fare se non qualche sommessa protesta – la pagina viene cancellata. Wiki dice che è stata “una procedura semplificata (ma quella complessa com’era ?)
Io ho solo scopi etici, in questo caso. Se ne avessi economici, potrei magari pubblicare altri due libri o più libri da me pagati e così diventare un “autore” enciclopedicizzabile. Suppongo anche che possano esistere degli esperti che aiutino a pubblicare chi avesse degli interessi economici, e magari portafoglio e astuzia. Peraltro, perchè un interesse economico dovrebbe essere “non scientifico” ? O peggio immorale ? Chi giudica i giudici ? Questa idea di “libertà” : “…un’enciclopedia libera, ovvero liberamente accessibile, a contenuto libero, aperto e universale in termini di ampiezza di argomenti trattati” è chiaramente utopica, e vagamente orwelliana. Siamo tutti liberi ma qualcuno è più libero degli altri….
“Honi soit qui mal y pense” … A suo tempo vidi delle inchieste che cercavano di capire i bilanci della “fondazione” Wiki, mettendo in dubbio che il denaro non fosse in gioco. Forse non lo è per molti dei collaboratori, ma comunque la richiesta anche se periodica di un “contributo volontario” alla fondazione è chiaramente contradditoria e sospetta. E certamente la potenza di fuoco dei server e dell’energia a loro necessaria non può essere gratuita. Analisi di bilanci difficili, e non certo alla portata del cittadino fruitore.
In generale, se una istituzione è libera, deve avere delle alternative, come per i motori di ricerca. Quindi io non darò MAI più a questa tristezza Wikiana alcun contributo, né monetario né scrivendo di quanto mi occupo. Evviva Treccani, la Britannica, Garzanti, … e tutti quelli che fanno un chiaro lavoro di approfondimento di materie dove reclutano degli esperti, onorevolmente e trasparentemente pagati per il proprio lavoro entro i confini della propria conoscenza. E guai ad affidarsi ad un monopolio, specialmente della conoscenza perchè il sapere è potere.
Francesco Salvestroni (Pisa, 16 gennaio 1921 – Legnano, 4 novembre 1972) è stato un medico scrittore italiano.
Ha studiato al Collegio Medico della Scuola Normale di Pisa, e si è laureato all’Università di Milano nel 1945. Specialista in endocrinologia, cardiologia e medicina interna, per anni ha tenuto l’ambulatorio mutualistico nel quartiere di San Siro a Milano, ed è stato assistente volontario all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, primario il prof. Enrico Poli. [1]
Ambulatorio via Altamura 23 Milano – anno 1960 circa
Nel 1968 pubblica Il Medico della Persona, diario interiore di un medico anche umanista, e saggio divulgativo sul modo e sui problemi della medicina di famiglia o generalista. Lo stimolo alla pubblicazione venne dai colleghi medici, ma anche tra l’altro da Geno Pampaloni, critico letterario allora direttore editoriale di Vallecchi e De Agostini.[2] Del saggio esistono due edizioni, entrambe pubblicate da Vallecchi, la prima nel 1968, la seconda postuma nel 1973 nei Tascabili Vallecchi.
Il libro cartaceo è nel catalogo di molti commercianti di libri italiani (IBS, Amazon, eBay, Feltrinelli, Abebooks, ecc.).[3]
Dopo la prima pubblicazione, l’autore partecipa a molti convegni sui temi della medicina sociale, e sul tema è collaboratore fisso del “Corriere del Medico”. Il testo è ancora segnalato per gli aspetti tecnico professionali come introduzione alla pratica nei corsi di formazione specialistica in Medicina Generale italiani.
Il 13 agosto 2024 a Cortina, nell’ambito della manifestazione “Una montagna di libri” estiva, è stata tenuta una lettura rievocativa del libro di Francesco Salvestroni.
Il medico della persona curare, conoscere, capire
Testi di Francesco Chiamulera, letture di Annina Pedrini, musiche di Paolo Corsini.
Considerazione estremamente semplice, di un pacifista (che ha avuto la fortuna sin qui di poterlo essere).
Poichè sempre babbo parla in me, lui ebbe a dire : “Se tu vai dal chirurgo, quello vorrà sempre operare”. Tagliare, all’epoca quella era l’azione, a volte risolutiva. Questa intuizione mi è venuta in mente al primo colpo di cannone di una guerra più vicina di molte che ci hanno sfiorato in questi anni.
La causa prima della guerra sono le armi : se tu chiedi al militare, quello vorrà sempre sparare. Fin troppo semplice. Ma in aggiunta, chi fabbrica armi dovrà sempre produrne, magari anche cercare armi nuove – quelle fisiche banali che ancora si usano incredibilmente, cannoni e fucili, perchè conservano l’effetto deterrente che conquista senza danneggiare troppo la terra da conquistare. Il nucleare rade al suolo e distrugge anche la preda. La chimica può avvelenare anche chi la usa. Lo spionaggio, la cibernetica sono più efficaci senza letalità, ma non hanno effetto deterrente, quello che i Romani sapevano così ben sfruttare.
Supponiamo che dichiarino una guerra e….
E nessuno ci vada, era un titolo cinematografico del 1970, un film leggero rispetto alle tensioni di qugli anni. “E nessuno se ne accorga!” – pensavo invece io qualche tempo fa, all’inizio di questo 2022 che, ben prima dela questione Ucraina, ci vedeva soggetti ad un doppio assalto economico.
quello energetico dovuto ai piani russi (da vent’anni, forse più, pensavo che avremmo dovuto renderci quasi del tutto indipendenti da qualsiasi altra nazione o rischio, e si poteva e si può fare)
quello delle materie prime – ma anche dei molti semilavorati – dovuto ai cambi di strategia industriale cinesi, senza per forza voler supporre piani di maggior aggressività.
Come reagirà l’Europa ? Qual’è il tesoro pacifico che riuscirà a conservare ?
Nei correnti anni venti del terzo millennio vediamo vari ritorni al passato, non solo con i governissimi che purtroppo affliggono (anche) gli italiani, ma anche con una riesumazione della produzione nucleare dell’energia a scopi industriali e civili.
Il tema ha riempito le cronache ai tempi dei referendum, dieci anni fa. Mettemmo la parola fine al nostro programma nucleare, che adesso si vorrebbe riattivare con la scusa di nuove tecnologie, le quali sono inesistenti (come la fusione fredda) o irrilevanti, come l’uranio “povero” raffreddato a sodio liquido.
Il dibattito specialistico sarebbe lungo, e non esente da pregiudizi che anche gli scienziati a volte non riescono ad evitare. Voglio qui fare delle sintetiche considerazioni, semplificando dove potrò.
Anzitutto, la spinta verso un sistema di vita migliore che chiamiamo “ecologia” prevede di occuparsi di molti fattori inquinanti, che non sono solo legati all’energia ma a come utilizziamo le risorse naturali.
I recenti summit puntano soprattutto sulla riduzione della tendenza al surriscaldamento, che è solo uno dei segnali, evidente perché riguarda tutto il pianeta. Tuttavia il problema non è solo la CO2, ma lo sono le polveri sottili, le plastiche nei mari, i residui metallici di lavorazioni rispetto alle quali le scorie nucleari pesano in fondo poco (sebbene siano praticamente ineliminabili).
Il politico, mediamente competente solo di comunicazione, o i presunti esperti che ci ritroviamo nei ministeri chiave, considerano che la produzione di energia sia il fattore determinante dei costi. Così viviamo la stagione in cui Cingolani, avendo in mano i media e un tendenza neonuclearistica di cui ignoro i motivi, allarma l’opinione pubblica con aumenti straordinari legati ai costi crescenti del gas naturale, specie di quello proveniente dalla Russia.
Il metano, come il petrolio, ha degli andamenti stagionali, legati tra l’altro alla maggior richiesta invernale.
E’ facile vedere che (https://it.investing.com/commodities/natural-gas) l’andamento attuale non ha nulla di straordinario, cresce ma è ancora ben al di sotto dei prezzi raggiunti negli anni dal 2003 al 2009.
L’altro fattore, quello del rincaro dei permessi di emissione di CO2 a livello europeo, è parte della strategia energetica “a favore della transizione green”. Appare come un chiaro controsenso, perché sembra dirci che l’energia verde (sole, vento, acqua e fonti analoghe – non altro) costa di più, mentre è ovvio che la transizione comporti un costo di investimento, ma che questo costo ammortizzato negli anni faccia sì che il costo al kWh sia invece ben più basso di tutte le fonti fossili.
La dimostrazione economica sarebbe lunga, ma mi pare doveroso qui un cenno sui costi del nucleare “di quarta generazione”. Quello attualmente possibile (centrali da circa 500 MW) prevede un investimento impiantistico (trascuriamo qui gli ingenti costi della ricerca, che invece va sempre supportata se ben diretta) di circa venti volte superiore al fotovoltaico, con durate degli impianti forse comparabili, ma con alti costi di manutenzione, e rischi di catastrofi naturali o per mano umana (errori, terrorismo e sabotaggi) ancora insopportabili.
Un altro svantaggio ignorato da media e politica è quello della flessibilità.
Una combinazione sole-vento-acqua produce sempre nel tempo, gli eccessi comportano facili fermi – il fotovoltaico modula la corrente, l’eolico ferma delle turbine o stringe le pale, l’idroelettrico ha in se’ l’accumulo di energia potenziale chiudendo i flussi.
Una turbina a gas si accende e spegne in minuti o ore, secondo la dimensione. Un impianto nucleare richiede una settimana. Gli ultimi due per modulare hanno bisogno di inquinare col calore i nostri fiumi e mari.
Infine consideriamo che i prezzi dell’energia elettrica, la forma più nobile e facilmente utilizzabile (ad alta entalpia), variano molto nel mondo. Una buona panoramica ce la offre il sito https://www.globalpetrolprices.com/electricity_prices/, che considera il costo finale all’utente (cittadino o azienda).
Pensiamo ora alla nostra comune bolletta elettrica la quale, sebbene soggetta a una normalizzazione che non l’ha resa del tutto comprensibile ai più, ci dirà in sostanza che il costo del kWh medio italiano va oggi verso i 25 centesimi, ma che la “componente energia” pesa in media per non più di un terzo.
Quindi la parte preponderante del costo all’utente finale è costituita da due elementi fondamentali:
tasse e imposte, incluse quelle che ci dicono essere dedicate alle rinnovabili (“chi non ha un fotovoltaico paga quello del vicino”). Queste sono dunque soggette a discussione e a scelte burocratiche
il trasporto (e la gestione e manutenzione degli impianti elettrici)
Dunque semplificando : perché concentrare gli investimenti su centrali (che sono poi private e in mano a terzi grandi controllori) per avere abbassare il PUN che è solo un terzo del problema ? Gi impianti locali sono più flessibili, meno pericolosi, e abbattono i costi di trasporto fino ad azzerarli quando mettiamo sul tetto un pannello o una pala eolica, o una turbina di superficie nel ruscello a fianco.
L’autarchia è la scelta intelligente, e ancor più lo sarebbero le comunità energetiche (raggruppamenti locali di case o aziende che scambiano tra loro), un elemento che però nel nostro paese tarda ad emergere, per colpa della solita miope burocrazia nazionale che da anni la avvolge di clausole fumose e norme provvisorie, continuamente variate e inconcludenti.
L’etimo è traditore, ma deriva da “to post”, inviare. A noi darebbe un’idea di posteriorità, che non c’entra nulla. O forse… che si debba lasciare qualcosa ai posteri ?
Dunuqe è un messaggio pubblico, inviato a tutti o ai membri di un gruppo.. O a nessuno in particolare.
E quindi ? Perchè “postare” a casaccio, aumentando la confusione, il rumore che rende tutto indistinto oggi ? Mi adopererò per una sana tassonomia, anche se tutto è sempre sperimentale.
I commenti ? In teoria, ogni opinione andrebbe confrontata con quelle altrui. Qui però io “scrivo per me stesso”, come si dovrebbe sempre fare per mantenere le riflessioni esenti da obiettivi, dal voler dimostrare tesi. Diciamo che io qui riordino delle testimonianze, non credo avranno alcun seguito ma forse qualche dialogo lo potranno suscitare.